L'opinione di Orlando Pizzolato nella sua newsletter. "Se si osserva l'andamento delle migliori prestazioni mondiali delle varie distanze (dai 10km alla maratona) in relazione alle varie categorie di età, sia per gli uomini, sia per le donne si nota un progressivo rallentamento, abbastanza contenuto fino ai 60 anni. Successivamente a questa età il rallentamento è più rilevante. La perdita di efficienza è infatti contenuta dopo i 40 anni, e pure fino ai 60 anni: si tratta di un calo medio dell'1% ogni anno. Successivamente il calo di rendimento accelera, anche del 5% ogni anno! Non si devono giudicare questi parametri come assoluti, nel senso che viene spontaneo rapportare la propria situazione a quanto indicato, e magari si scopre di essere fuori da queste indicazioni; infatti la perdita di efficienza è determinata da aspetti fisiologici che variano da soggetto a soggetto.

Gli aspetti che determinano lo scadimento prestazionale sono:
- perdita di massa muscolare
- calo della capacità contrattile del cuore
- riduzione di elasticità a livello polmonare
- riduzione della capacità di metabolizzare l'acido lattico

A questi aspetti fisiologici va aggiunta la variazione del metabolismo basale che causa una variazione del peso corporeo, aspetto che ha effetti sul costo energetico della corsa. Questi sono elementi che hanno una specifica influenza sulla perdita di efficienza e possono presentarsi in tempi diversi, non necessariamente nello stesso momento. Per questo ci sono diversi gradi di scadimento prestazionale. Per esempio, ci sono podisti che, avendo un buon livello di forza, compensano la perdita di efficienza a livello cardiaco; altri invece che hanno una limitata metabolizzazione dell'acido lattico, ma mantengono un buon livello di VO2max.
Per questo ci sono podisti che a 50 anni possono evidenziare buoni livelli di rendimento rispetto ai propri coetanei, e podisti di 40 anni che sono "atleticamente" più vecchi.

Potendo tracciare un proprio profilo fisiologico con test specifici, si è in grado di capire dove si è perso di efficienza.
Il profilo fisiologico di un corridore deve prendere in considerazione questi aspetti fisiologici:
VO2max
Soglia anaerobica
Soglia aerobica
Economia di corsa
Composizione corporea

Potrebbe essere quindi l'occasione di avere ora questi parametri per poterli confrontare fra uno o più anni. Si può fare un investimento di qualche decina di euro per "farsi analizzare" in un laboratorio e valutare come impostare la preparazione al fine di ottimizzare il proprio potenziale. Di solito, un podista che rileva la perdita di efficienza è portato a compensare il calo di rendimento allenandosi di più, ma questa scelta può non avere adeguati benefici, anche perché aumentare il carico quantitativo può essere fonte di infortunio, considerando che il podista può essere vulnerabile a livello di massa muscolare. L'aumento del chilometraggio ha come effetto sfavorevole l'aumento delle sollecitazioni da impatto con il terreno. Quasi sempre la soluzione migliore è agire con adeguata specificità sugli aspetti sopra indicati. Per esempio, se si è abbassata la velocità della soglia anaerobica, è necessario agire solo su questo aspetto. Le scelte su come agire sono varie. Per esempio si potrebbe:
correre in modo mirato alla velocità di soglia anaerobica, né più velocemente, né più lentamente
adeguare i tempi di recupero, di solito allungandoli, in modo da poter svolgere un maggior carico a questa specifica intensità
sostenere meno carico in una singola seduta ma ripetuta poche ore dopo (il giorno successivo) in modo che la sommatoria degli stimoli determini maggiori adattamenti. Altri sono gli accorgimenti che si possono adottare per agire sulla perdita di efficienza della soglia anaerobica, anche in relazione agli aspetti psicologici del podista che è più o meno predisposto a sostenere determinati stimoli. Si tratta di organizzarli in modo personalizzato".
 

Sezione: Editoriale / Data: Sab 23 novembre 2024 alle 06:25
Autore: Redazione Tuttorunning
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