Questi i consigli dell'ex campione Orlando Pizzolato attraverso la propria newsletter. "A volte, per stimolare l'organismo e conseguire una forte reazione di adattamento, sono efficaci alcuni specifici stimoli, successivamente ai quali - dopo un'adeguata fase di rigenerazione del corpo - la crescita prestazionale è piuttosto evidente, e anche sorprendente.
Uno di quelli che “fa davvero impressione” per l'efficacia della reazione fisica è il cosiddetto “intermittente”, una serie di allunghi che durano 10-20 secondi, trenta al massimo, corsi a un'intensità elevata - di solito all'andatura di gara di 1500m - e con tempo di recupero molto corto, quasi sempre della stessa durata della prova. Una seduta classica è per esempio correre due - tre serie di dieci prove di 15” con il recupero di 15”. Sono ben adatte anche prove di 100m con 20” di recupero, fino ad arrivare a prove di 200m, con recupero uguale alla durata dello sforzo.
A dispetto del tempo breve in cui si è impegnati, lo sforzo di questa seduta è molto alto, anzi altissimo, perché il tempo della pausa – è corretto non definirlo recupero perché nel corpo non avviene alcuna reazione di “rigenerazione” – è così corto che le reazioni conseguenti allo sforzo non si mettono neppure in moto. Vale a dire che non c'è l'allontanamento, o la neutralizzazione, degli ioni idrogeno che si diffondono nel sangue per effetto dell'alta produzione di lattato. Si finisce quindi la serie di 10 prove con una concentrazione di lattato così alta, che è molto simile a quella di una gara di mezzofondo. Per questo è necessario un recupero lungo tra le serie, senza dubbio di almeno cinque minuti, e che potrebbe anche raddoppiare per poter sostenere anche la seconda e terza serie. Essendo uno sforzo molto elevato, quasi sempre è sufficiente una coppia di serie, ma i forti mezzofondisti possono arrivare finanche a cinque. Se non si ha dimestichezza con questo tipo di sollecitazione, ritengo che bastino due serie di 10 prove. Successivamente a queste due sequenze di allunghi, è interessante verificare quali siano i segni che restano nel corpo e quale sia la reazione del corpo, correndo un ulteriore stimolo. La distanza “ideale” da correre è di 1000 metri, ma va bene procedere anche con tratte inferiori per chi non ha esperienza con lo sforzo conseguente alla sequenza “intermittente”. Quasi sempre il rendimento sulla prova è molto migliore rispetto a quello che ci si aspetta. Certo, dopo le due - tre sequenze di intermittente si ha la sensazione di avere i muscoli vuoti, ma è soprattutto la stanchezza mentale a condizionare l'idea della prestazione che si può ottenere. Come ho riportato prima, lo sforzo delle serie di allunghi intermittenti è altissimo e si è mentalmente stanchi, tanto da non sopportare l'idea di correre un'altra prova. Alla resa dei conti, il rendimento nella prova finale è molto buono, non solo in relazione alle aspettative, ma in senso assoluto perché si è in grado di correre particolarmente veloci. Ciò avviene perché la reazione fisica indotta dallo sforzo delle prove intermittenti è già molto alta. È il sistema nervoso che è altamente eccitato, e per questo uno sforzo fatto a breve è di alto rendimento.
Un particolare effetto prestativo è ottenibile non solo nell'immediato, ma anche qualche ora più tardi, o meglio un paio di giorni. È necessario lasciare al sistema nervoso il tempo di sedimentare gli effetti della “sciabolata” prima di raccogliere i benefici di un'ulteriore attivazione del sistema nervoso. Questa “sferzate” sono adatte per gare energiche, finanche la mezza maratona – ma non oltre".

Sezione: Editoriale / Data: Dom 01 dicembre 2024 alle 06:24
Autore: Redazione Tuttorunning
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