Avete mai pensato a quali sono i requisiti fondamentali per la corsa di endurance e gli sport di resistenza in genarle? 

C’è un unico fattore comune oltre allo sviluppo continuo dell’efficienza cardio –respiratoria (VO2 max), lo sviluppo della forza, nonché il miglioramento del gesto tecnico stesso,  parlo della componente mentale! Vi starete sicuramente chiedendo cosa centri il Pilates con tutto questo.

Partiamo dall’inizio e vediamo su cosa si basa questo metodo e quali sono le sue interazioni con gli sport di endurance.

Il metodo Pilates definito anche “Contrology” è stato inventato proprio per sensibilizzare la muscolatura e la percezione corporea. Il lavoro in isometria permette un maggior reclutamento delle fibre muscolari consentendo di mantenere la muscolatura tonica ed elastica, qualità molto importante per un runner. Negli esercizi più dinamici invece, aumenta la nostra consapevolezza ma soprattutto aumentiamo la percezione di contrazione e rilassamento muscolare dato proprio dalla tipologia degli esercizi proposti da questo metodo. Il cambiamento di attivazione muscolare, da attivo a passivo da contratto ad allungato, ci permette di sviluppare un maggior controllo del gesto tecnico stesso, qualità che possiamo poi riportare in qualsiasi contesto. Verrà stimolata di conseguenza la capacità coordinativa e dei riflessi. Nella corsa di endurance, per esempio, dobbiamo essere in grado di ascoltare il corpo a 360 gradi nel movimento per reclutare le giuste attivazioni muscolari a discapito di un dispendio energetico eccessivo che comprometterebbe la performance, ma non solo dovremmo essere reattivi e coordinati in previsione di ostacoli, in prevenzione anche degli infortuni. Quindi se tra le caratteristiche del metodo Pilates alla pima osservazione, troviamo controllo e precisione che ci portano alla fluidità del movimento, entrando poi, un po’ più in profondità, possiamo aggiungere tra i principi base, la concentrazione e la respirazione. Tutto questo fa parte del mondo di “Contrology”.

Mi soffermo poi sul punto chiave del metodo, la respirazione latero toracica posteriore che ci permette di coinvolgere i muscoli profondi dell’addome che si attivano e tonificano aiutandoci nella stabilizzazione del bacino e quindi coinvolgendo il complesso muscolare coxo – lombo – pelvico. Vediamo allora come una semplice attivazione corretta del respiro può liberarci da tensioni diaframmatiche e a livello del ventre e del bacino.

Questa muscolatura così importante, da cui dipende l’efficienza e l’efficacia statica dinamica del corpo, il complesso muscolare coxo – lombo – pelvico è il fulcro del nostro corpo e di quello del runner con funzione di stabilizzare il bacino, ma anche di trasmettere forza dagli arti inferiore a quelli superiori e viceversa. 

La nostra mobilità dell’anca influenza ed è influenzata dai muscoli addominali profondi e dagli stabilizzatori come anche lo psoas e illeo – psoas ma non solo, collaborano piriforme e sempre preso in causa, il nostro nervo sciatico è possibilmente un prossimo partecipante!

Così vediamo come ogni connessione del nostro corpo richiami l’attenzione di postura e respiro che possiamo percepire meglio con l’inserimento nella nostra routine del metodo Pilates. Arriviamo, infine, ad individuare un complesso meccanismo di ascolto del corpo non facile da inserire in una attività dinamica come la corsa, ma estremamente efficace per rimanere in totale ascolto e permettendoci di non evadere con la testa nella performance stessa. 

A cosa pensate mentre state correndo? Ecco il Pilates canalizza questa attenzione al corpo fisico nel movimento e questa concentrazione acquisita vi aiuterà a migliorarvi allenamento dopo allenamento.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 07 agosto 2024 alle 06:13 / Fonte: Mikol Garulli - Enduchannel
Autore: Redazione Tuttorunning
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